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Osservatorio “Opportunità dei mercati emergenti nel campo radiotelevisivo digitale”

Osservatorio “Opportunità Dei Mercati Emergenti Nel Campo Radiotelevisivo Digitale”

Opportunità dei mercati emergenti nel campo radiotelevisivo digitale

La transizione alla Televisione Digitale Terrestre (DTT o DVB-T) si è conclusa nel 2012 con lo spegnimento dell’ultimo impianto analogico in Sicilia.

La transizione al DTT, avviata nel 2003, e l’abbandono del sistema di diffusione analogico, hanno rappresentato una tappa epocale nel mondo della radiodiffusione. Il nuovo sistema di diffusione digitale, oltre che ad incrementare considerevolmente il numero di programmi diffusi, consente la trasmissione dei programmi in alta definizione (HD, per il momento però limitata solo ad alcuni programmi per limiti di capacità disponibile).

Le prossime sfide rappresentano un impegno costante per tutte le imprese italiane del settore attraverso alcune tappe importanti nel percorso “digitale” come: l’estensione a regime delle trasmissioni televisive in Alta Definizione, l’avvio delle trasmissioni in Ultra HD 4K, la Radio Digitale ed i servizi radiofonici aggiuntivi, il presidio delle nuove tecnologie convergenti, sia nell’ambito delle telecomunicazioni Wireless, sia nell’ambito della TV, come il DVB-T2.

Il passaggio alla televisione digitale terrestre, nel cosiddetto processo di switch-off, e il contesto tecnologico in costante evoluzione hanno sviluppato una generazione di aziende italiane con esperienze e skill apprezzati e da valorizzare maggiormente sullo scenario internazionale, soprattutto nei mercati emergenti che stanno muovendo i primi passi in questo campo e dove, verosimilmente, anche nuovi imprenditori e giovani italiani potrebbero trovare opportunità d’inserimento.

La prima edizione dell’Osservatorio organizzata da ANFoV e Rai Way sulle tecnologie del settore broadcasting e sulle sue possibilità di internazionalizzazione si è tenuta il 30 settembre 2014 a Milano presso la sede RAI di C.so Sempione .

L’evento, che ha avuto come obiettivo quello di evidenziare e valorizzare, all’interno e all’esterno del nostro paese, skill ed esperienze accumulate dalle aziende italiane, ha visto la partecipazione di Rai, Rai Way, Agcom, MAE, MISE, ICE, Confindustria, Anitec e IBAS in rappresentanza delle imprese manifatturiere del settore.

All’incontro sono state invitate le delegazioni diplomatiche di alcuni paesi (Angola, Mozambico, Capo Verde, Camerun, Tailandia, Indonesia, Vietnam, Colombia e Uruguay) che affronteranno il processo di switch-off e che pertanto sono di interesse per le imprese italiane del settore.

22 ottobre 2015 in Smau

Presentazione

Nell’incontro organizzato da ANFoV insieme a RAI Way a Smau ribadita la necessità di sinergie fra le aziende. Ma bisogna coinvolgere anche telefonia e fotovoltaico per una proposta integrata

Svolgimento

Esaurito il mercato italiano, il comparto delle industrie della TV digitale terrestre può giocare le proprie carte all’estero. Ma per competere con i colossi stranieri deve unire le forze, aumentare la massa critica, allargare l’offerta e avere un forte appoggio finanziario dalle banche o da enti come Sace.

E’ questo il messaggio forte e chiaro che arriva da Smau dove ANFoV, l’Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione, ha organizzato insieme a RAI Way un incontro dedicato alle eccellenze italiane nell’internazionalizzazione delle aziende del broadcasting.

Aperto dall’intervento di Achille De Tommaso, presidente ANFoV, che ha sottolineato l’evoluzione tecnologica del comparto televisivo e soprattutto il lato meno conosciuto che consiste nella presenza di un certo numero di aziende italiane conosciute anche a livello internazionale con grandi capacità high tech, l’incontro è proseguito con l’intervento di Luigi Maria Aliberti, responsabile attività internazionali di Rai Way che ha disegnato lo scenario globale del mercato nel quale si muovono le aziende italiane.

Con un calo dei ricavi che ha toccato il 40-50% e con un precedente fatturato totale del comparto di circa 300 milioni di euro, il settore, finita l’avventura italiana del digitale terrestre, deve necessariamente guardare alle opportunità dei mercati esteri, capitalizzando l’esperienza acquisita. Ci sono circa 150 paesi che hanno scelto lo standard europeo DVB-T/T2 di cui circa 60 che devono ancora passare alla fase della digitalizzazione.

Altri mercati sono quelli dei 39 paesi che devono ancora decidere quale standard adottare e di chi passerà dal DVB-T al DVB-T2. “Si tratta di obiettivi sfidanti con un “time to market” stringente il 2020, ma le aziende italiane – ha sottolineato Aliberti – hanno tutte le carte in regola per vincere: capacità di fare sinergia, alto livello di flessibilità ed un altissimo livello di know how”. La dimostrazione arriva dall’Indonesia dove Rai Way, grazie alla partnership con uno dei maggiori broadcaster indonesiani, e le imprese italiane di Ibas, hanno realizzato un progetto pilota tecnologicamente avanzato per la trasmissione televisiva in mobilità sull’area di Jakarta.

Infatti grazie all’utilizzo della tecnologia Dvb-T2 Lite, con un ridotto impiego di risorse, è oggi possibile ricevere contenuti televisivi ad es. in auto o bus, nell’area metropolitana di Jakarta con estensione di circa 10 mila kmq e dove risiedono circa 20 milioni di persone.

La tecnologia non basta. Come ha sottolineato Sergio Visentin, presidente del Consorzio Ibas (Italian broadcasting advanced solutions), cuore della filiera delle aziende del comparto, “Possediamo la tecnologia, ma non sappiamo organizzarci e fare marketing”.

Le aziende cinesi si presentano forti grazie al supporto statale e con la possibilita di finanziare i progetti, i tedeschi muovono la loro imponente organizzazione che comprende banche e ministeri, mentre le aziende italiane non riescono a fare squadra ed a mettere in campo un sistema per competere.

“Per questo – ha aggiunto – è necessario presentare un’offerta integrata non solo con gli apparati per la tv digitale, ma anche ad es. con quelli della telefonia mobile e dell’energia rinnovabile senza dimenticare il sistema di finanziamento”.

Una “Santa Alleanza” delle imprese italiane che, secondo Visentin, troverebbe terreno favorevole presso i broadcaster stranieri grazie a una forte e competitiva offerta tecnologica. Nato nel 2013, il Consorzio raggruppa le principali imprese italiane del broadcasting e punta a recitare il ruolo di “pivot” di una squadra che deve comprendere anche protagonisti di altri settori tecnologici.

Si tratta di mettere insieme interessi differenti. Un lavoro tanto più importante oggi “quando – ha osservato Loris Trucchi, Ceo di Eurotek, una delle principali aziende del comparto – il cliente finale chiede un prodotto finale chiavi in mano e di avere a che fare con un unico interlocutore”. Anche per questo Eurotek ha deciso di aderire a Ibas. Perché nonostante vanti clienti in tutto il mondo oggi è necessario presentarsi in squadra per poter avere a disposizione una platea più allargata. E poi ci sarebbe bisogno anche dell’intervento di banche o istituti come Sace in grado però di poter supportare le aziende con più efficacia, velocemente e con meno vincoli burocratici.

Il mercato non aspetta.

30 settembre 2014

Il 30 settembre 2014 si è tenuta a Milano la prima riunione dell’osservatorio di cui sopra.

Il futuro del digitale terrestre italiano è all’estero. Completato lo switch off in Italia, le società del comparto devono ora guardare oltre frontiera se vogliono continuare ad avere un futuro. E’ questa l’indicazione più importante che emerge dal convegno organizzato da ANFoV che si è svolto presso la sede Rai di Milano e ha radunato i principali protagonisti del digitale terrestre.

Giuseppe Braccini, responsabile pianificazione e sviluppo del business di Rai Way ha tracciato un bilancio della situazione che ha visto la migrazione verso il digitale terminare nel 2012 con 19 multiplex nazionali attivi (contro una media europea di 4-5) e 490 mux locali. Rai ha investito nell’operazione 500 milioni e altri 400 sono arrivati da Mediaset per un’operazione molto complessa, a causa per esempio dell’orografia italiana, e che ha coinvolto un centinaio di aziende con quasi trecento milioni di fatturato complessivo e un migliaio di dipendenti.

Le difficoltà dello switch off hanno però permesso di accumulare un know how importante che ora può essere rivenduto sui mercati stranieri, anche perché nel frattempo il fatturato delle imprese è sceso a circa 154 milioni.

All’estero esiste infatti un potenziale di circa 650 milioni di possibile business in paesi a basso rischio come Thailandia, Cipro o Sud Africa, 700 milioni in paesi a rischio medio e mille milioni in paesi a rischio alto, ma non altissimo come Armenia, Benin e Cambogia.

In pratica 84 paesi devono ancora effettuare lo switch off e possono essere terreno di caccia per le imprese italiane specializzate nel Dvbt, lo standard mondiale. Altro potenziale veicolo di business è anche il passaggio verso il T2, la seconda generazione dello standard del digitale terrestre, che, come ha sottolineato Gino Alberico, dirigente del Centro ricehrche Rai di Torino, aumenta la capacità di trasmissione del 50-60% ma comporta il cambio del televisore.

Le aziende italiane hanno quindi le capacità tecnologiche e Rai Way, l’azienda più importante del settore, può essere il player che raggruppa un gruppo di imprese che, superando il problema delle piccole dimensioni, possono presentarsi sui mercati stranieri, fornendo opportunità di lavoro sia imprenditoriale che dipendente anche a personale italiano.

Ed è su questo che si è aperto un dibattito alimentato dalla presenza di Lucio Coggiatti dell’Istituto del commercio estero e del Consigliere Nicola Lener del Ministero degli Esteri. Moderata da Roberto Azzano, vicepresidente ANFoV, la discussione ha coinvolto anche Nello Genovese, vice presidente Anitec (Associazione industrie informatica, tlc ed elettronica di consumo), Sergio Visentin presidente Ibas (Consorzio italian broadcasting advanced solution), Roberto Bedani direttore generale di Confindustria digitale e Amedeo Zuccaro, responsabile dell’unità di ricerca di St Microelectronics.

Se da una parte Ministero degli Esteri e Ice hanno spiegato il loro approccio e la disponibilità verso le imprese impegnate sui mercati esteri , dall’altra non sono mancate le critiche di chi non ha ottenuto negli anni la collaborazione necessaria per concretizzare adeguatamente i progetti.

L’individualismo degli imprenditori italiani, la mancanza di progettualità, le ridotte dimensioni delle aziende, l’incapacità di fare squadra oltre alle carenze nella preparazione delle visite all’estero sono gli altri fattori che di fatto limitano allo stato attuale la presenza italiana sui mercati stranieri dove a volte facciamo anche fatica a essere percepiti come produttori di tecnologia.

Inoltre non è possibile limitare l’azione alla presenza in qualche fiera, ma avere contatti costanti con il pieno supporto del vertice politico. La discussione però non finisce qui. Preso atto delle critiche il ministero, con Rai Way come capofila, intende convocare i player della filiera per ulteriori incontri. Il digitale terrestre italiano non vuole e non può perdere questa occasione. I presupposti per questa internazionalizzazione ci sono e le opportunità di fare impresa e lavorare in questi mercati anche.

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