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Osservatorio “Eastgate”

Osservatorio “Eastgate”

“L’Unione europea destina cospicui stanziamenti a favore dei Paesi europei, soprattutto quelli di recente annessione, sa come fondi strutturali sia consentendo ai singoli Stati di contribuire direttamente per le quote residue degli investimenti a carico delle aziende.
Si tratta di Paesi in cui la stabilità economico-sociale è ormai consolidata, in cui il mercato potenziale è ampio, ed in cui sono carenti le infrastrutture e le capacità imprenditoriali.
Spesso i fondi destinati alle aziende private non vengono completamente
utilizzati per la scarsa capacità imprenditoriale locale. Un po’ come accade per le risorse da destinare ad iniziative di competenza pubblica nel Mezzogiorno d’Italia, che si rischia spesso di non poter utilizzare per lo scarso spirito decisionale.
In concreto, i fondi disponibili sono 5/6 volte la capacità di utilizzo.
Ed anche le attività in partnerariato con i soggetti pubblici, spesso finanziate al 100%, sono possibili, anche e soprattutto nel settore dell’ICT.
E’ in corso uno studio più completo per presentare, ai nastri di partenza dell’Osservatorio, un’analisi che tenga conto dei vari sistemi, che sono distinti per paese (dalla Polonia alla Romania, alla Lituania, etc), con riferimento anche agli atti legislativi, agli accordi, ai trattati, alle convenzioni, ecc.”.

Guido Salerno
Vicepresidente ANFoV e Responsabile dell’Osservatorio

 

16 aprile 2008

Il 16 aprile si è tenuta la prima riunione dell’Osservatorio “East Gate”, coordinata dal responsabile, dottor Guido Salerno Aletta, che, introducendo il tema, ha compiuto un’ampia e dettagliata ricognizione dei fenomeni di internazionalizzazione, delocalizzazione e possibilità di joint venture delle nostre aziende con quelle dei paesi dell’Est recentemente entrate nell’Unione Europea.

Attraverso l’Osservatorio agenda dei lavori nella sezione “Comunicati”, ANFoV ha inteso portare all’attenzione delle imprese italiane dell’ICT facenti parte di ANFoV le opportunita’ di finanziamento esistenti in tali paesi, che sono entrati nella UE tra il 2004 e il 2007 e che aspirano a tutt’oggi ad iniziative congiunte, sfruttando i meccanismi e le formule favorevoli offerti dalle norme che dispongono i finanziamenti medesimi.

Si tratta di stanziamenti cospicui, erogati sia attraverso i programmi di ricerca europei -che molte aziende italiane ben conoscono- sia attraverso fondi strutturali gestiti direttamente dagli stati membri.
Ed è proprio in quest’area che l’Osservatorio ha messo in luce una situazione paradossale, anche se non nuova per l’Italia: le opportunità sono ingenti ma sotto-utilizzate, perché il livello di informazione è scarso e manca uno sforzo organizzativo a supporto delle imprese.

Emerge un deficit di comunicazione a livello istituzionale che si traduce in una perdita del sistema: l’Italia contribuisce in misura ingente a finanziare le politiche di sviluppo di questi paesi ma non riesce a trasformare questi costi in investimenti a sostegno dell’internazionalizzazione delle proprie imprese. Sono anche evidenti i mancati impatti su innovazione e occupazione, particolarmente importanti in un momento di stasi dell’economia.

Il dr. Stefano Massari, partner di SMP Consulting, ha presentato le opportunità di investimento in Romania. Le cifre sono ragguardevoli: nel periodo 2007-2013, sono previsti 35 miliardi di euro di investimenti attraverso i fondi strutturali. A titolo di esempio, è stata presentata una misura di finanziamento per la diffusione della banda larga nelle aree rurali della Romania, con un piano di investimenti di quasi 200 milioni di euro in cinque anni.

L’assegnazione dei fondi avviene attraverso meccanismi analoghi -ma più semplici- ai progetti di ricerca europei. Il governo nazionale redige dei documenti di programmazione e dei piani di investimento, articolati in assi e misure. Vengono poi pubblicati dei bandi ai quali le imprese europee possono partecipare attraverso controllate o partner locali. E’ evidente che l’area è vasta e la partecipazione deve essere vagliata caso per caso; ma data l’entità dei fondi e l’esiguo numero di partecipanti, le possibilità di successo sono elevate: mediamente, secondo l’esperienza di SMP Consulting, 1 progetto su 2, che risponda ai criteri di eleggibilità, viene finanziato.

Che cosa può fare un’impresa italiana che voglia partecipare?
E’ necessario innanzi tutto attrezzarsi per il monitoraggio dei bandi di gara e, più ancora, dei documenti generali di programmazione nazionale per potersi organizzare tempestivamente.
E’ indispensabile anche attivare una rete di contatti locali, dal momento che si lavora in lingua nazionale e i tempi per la presentazione dei progetti sono molto ristretti (lo standard è 30 giorni a partire dalla pubblicazione).

Si è anche discusso di quale possa e debba essere il ruolo di ANFoV in questo contesto. La frammentazione delle competenze presso più soggetti, ICE, Ministero, Camere di Commercio, Aziende Speciali, rende difficile ai potenziali beneficiari individuare fonti ed interlocutori. ANFoV vuole, quindi, essere punto di riferimento per l’informazione e il supporto alle imprese, ma anche il portavoce delle aziende nel chiedere alle istituzioni un ruolo più attivo e, soprattutto, uno sforzo più coordinato.

Sintesi a cura di Elena Gaboardi – iCons

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